Secondo i dati pubblicati su Annals of Oncology – risultati dello studio sostenuto da Fondazione AIRC e coordinato dalle Università di Milano e Bologna – nel 2022 l’incidenza del cancro ovarico diminuirà circa del 17% nel Regno Unito e del 7% in Unione Europea rispetto al 2017. Cala anche il tasso di mortalità dei dieci tumori più comuni, eccezion fatta per il cancro al pancreas e per quello al polmone nelle donne. E gran parte del merito si deve all’uso di contraccettivi orali, più precoce e diffuso nel Regno Unito rispetto alla maggior parte dei Paesi dell’UE per le generazioni di donne nate dagli anni ’30 del XX secolo.
Lo studio
Secondo il Dott. Carlo La Vecchia – docente di Statistica Medica presso l’Università degli Studi di Milano e coordinatore del progetto – «l’uso a lungo termine di contraccettivi orali riduce del 40% circa il rischio di cancro alle ovaie nelle donne di mezza età e anziane», unitamente ad altri fattori quali, ad esempio, i miglioramenti nella diagnosi, nella chirurgia e nell’utilizzo di trattamenti più efficaci, come «i farmaci a base di platino negli anni ‘80, i taxani negli anni ‘90 e, più recentemente, la gemcitabina, la chemioterapia intraperitoneale, bevacizumab e gli inibitori di PARP per le donne con mutazioni BRCA», seppur con incidenza minore rispetto all’uso della pillola contraccettiva.
Proprio in quest’ottica – come riportato all’interno dell’approfondimento pubblicato dall’Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani (AOGOI) – lo studio in questione ha previsto che nel 2022 anche i tassi di mortalità per i dieci tumori più comuni continueranno a diminuire nella maggior parte dei Paesi europei. Fanno eccezione ancora il tumore al pancreas e quello al polmone, per il quale il fumo gioca ancora un ruolo chiave.
L’utilizzo della pillola contraccettiva
Negli anni numerosi studi hanno riscontrato come l’utilizzo di contraccettivi orali riesca a dar vita a diversi meccanismi grazie a cui sarebbe possibile ridurre il rischio di sviluppare tumori.
Tra i principali meccanismi cui si può far cenno – come riportato, tra gli altri, anche dall’AIRC – la soppressione della proliferazione delle cellule dell’endometrio, la riduzione del numero di ovulazioni (con conseguente riduzione anche dell’esposizione ai naturali ormoni femminili legati al tumore ovarico) e, infine, la diminuzione dei livelli di acidi biliari nel sangue, grazie a cui è resa possibile anche una protezione contro il tumore del colon-retto.
L’incidenza della pandemia
In virtù del periodo storico in cui ci troviamo a vivere, è bene non dimenticare che le previsioni qui riportate debbano comunque essere interpretate con cautela, dal momento che l’influenza della pandemia potrebbe ancora influenzare i dati in questione.
A confermare questa tesi – come riportato all’interno dell’approfondimento proposto dall’Associazione AOGOI – è il Professor Paolo Boffetta, coautore ed editore associato di Annals of Oncology per l’epidemiologia, professore e direttore associato per le scienze della popolazione presso la Stony Brook University di New York e professore presso l’Università di Bologna. Quest’ultimo, infatti, avrebbe confermato che l’epidemia Covid potrebbe effettivamente «influenzare le tendenze positive nella mortalità per cancro riscontrate nell’ultimo decennio in Europa», dal momento che la campagna di vaccinazione mirata ai pazienti oncologici come popolazione prioritaria da proteggere «mitigherà l’impatto negativo osservato durante il 2020», benché la risposta immunitaria di questi pazienti resti comunque più debole rispetto a quella degli individui sani.